Dante Alighieri, a 700 anni dalla morte, è ancora (e lo sarà per sempre) il poeta che rappresenta l’Italia in patria e nel mondo. La forza dei suoi scritti non è mai venuta meno e si esercita anche e specialmente sui giovani lettori.
Non solo in quanto l’opera dantesca è una delle colonne su cui si fonda la nostra cultura, ma perché impiega immagini affascinanti per descrivere una concezione del mondo che si ritrova nella cultura e nella letteratura di ogni epoca.
Le tematiche dantesche riprendono infatti i topoi consueti dei miti, dell’epica antica, dei racconti avventurosi che continuano a infiammare e a nutrire la fantasia dei giovani anche nell’epoca della tecnologia avanzata.
Dapprima ammaliati dalla Divina Commedia e specialmente dall’Inferno, i ragazzi entrano in un universo orrido e sotterraneo, in cui una ridda di demoni beffardi, crudeli, mostruosi tortura e divora i dannati; in cui si guarda con disgusto e pietà a coloro che sono puniti in eterno dall’ira divina; in cui si fa conoscenza di personaggi mitologici e di altri, veramente esistiti, dei quali i documenti storici ci hanno lasciato testimonianza. Ogni personaggio ha una sua storia, ogni storia è narrata con frasi incisive, per mezzo di endecasillabi incalzanti, perfetti. Perché la lingua di Dante è diventata la nostra lingua corrente, quando il volgare toscano, per merito suo, ha assunto un valore universale.
In seguito, risalendo con il poeta la montagna arcana del Purgatorio, i giovani fanno altre imperdibili conoscenze finché sono catturati dalle altezze mistiche del Paradiso e si smarriscono nella rosa bianca delle parole immortali.
È sufficiente sfogliare a caso la grande opera dantesca, dalla Commedia ai sonetti, dal Convivio alla Vita Nuova per comprendere come “l’amor che move il sole e l’altre stelle” sia ciò che ispira il poeta e ciò che attira i lettori.
O voi ch’avete li ’ntelletti sani,
Inf. IX, vv. 61-63
mirate la dottrina che s’asconde
sotto ’l velame de li versi strani.
I misteri rappresentano il fondamento della psiche umana: avvicinandosi in qualche modo a ciò che è nascosto si conosce se stessi. Ed è proprio la lettura dantesca che può stimolare nei giovani la conoscenza di sé, la consapevolezza di come ogni persona sia la somma di antiche sapienze; somma che ha un valore molto maggiore dei numeri che associa.
Considerate la vostra semenza:
Inf. XXVI, vv. 119-121
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e conoscenza.
Tanto gentile e tanto onesta pare
Sonetto, capitolo XXVI, Vita Nuova
la donna mia, quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua devèn, tremando, muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.
Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
Sonetto LII in “Rime”
fossimo presi per incantamento,
e messi in un vasel ch’ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio…
Amor ch’a nullo amato amar perdona…
Inf. V, v.103
I versi di Dante sono immediatamente riconoscibili, ampiamente citati, di grande impatto emotivo ed estetico. Il tempo non li ha usurati, anzi: più si leggono, più si amano. Più si leggono, più ci si ritrova in essi perché sono ancora attuali, belli, veri.
Paola Valente
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